Il dipendente affettivo in coppia

La dipendenza affettiva in coppia è naturale, fino a un certo punto

La dipendenza affettiva, se ben compresa, è una condizione fondamentale per la nostra crescita psichica. Non potremmo sviluppare un senso stabile del sé senza un attaccamento iniziale e profondo alla figura materna (o al caregiver primario). Come ci ricorda John Bowlby, fondatore della teoria dell’attaccamento, il legame affettivo precoce con la madre è il terreno fertile su cui cresce la nostra capacità di amare, fidarci e percepirci come degni d’affetto.

Tuttavia, quando questo bisogno primario non evolve in autonomia emotiva, può trasformarsi in una dipendenza affettiva patologica.

Questo accade quando l’individuo ricerca nel partner non solo amore, ma conferme costanti del proprio valore, sicurezza e identità, compromettendo così la qualità della relazione di coppia. In questo articolo esploreremo le dinamiche che si innescano quando un dipendente affettivo vive una relazione sentimentale, supportandoci con ricerche scientifiche, teorie psicologiche, esempi clinici, vignette tratte dalla pratica e una prospettiva accessibile a chiunque voglia comprendere meglio sé stesso o gli altri.


Quando la relazione diventa specchio: il dipendente affettivo nella dinamica interpersonale

La dipendenza affettiva non è semplicemente un “problema individuale”. Secondo la prospettiva Sistemico-Relazionale, ogni sintomo che si manifesta in una persona si inscrive in un contesto più ampio: la relazione. Il dipendente affettivo tende a strutturare la propria identità sulla base del legame con l’altro. È il tipo di persona che ha difficoltà a stare da sola, che teme l’abbandono, e che spesso confonde l’amore con il bisogno.

Esempio clinico: Giulia, 32 anni, racconta in seduta: “Se lui non mi scrive entro un’ora, entro nel panico. Mi convinco che non mi ami più, che stia per lasciarmi. Allora inizio a scrivergli, a chiamarlo. A volte lo raggiungo sotto casa. Poi, quando mi risponde normalmente, mi sento sciocca, ma sollevata”. Questa modalità di risposta automatica all’ansia da separazione mostra quanto il benessere del dipendente nella coppia sia legato alla continua conferma dell’altro.

Uno studio condotto da Susan Johnson (2004), ideatrice dell’EFT (Emotionally Focused Therapy), ha dimostrato come i legami affettivi disfunzionali derivino da una mancata regolazione emotiva all’interno della coppia. Il dipendente affettivo in coppia tende a percepire qualsiasi distanza affettiva come minaccia, generando ansia, controllo e richieste eccessive. Questo comportamento, se non compreso e gestito, può alimentare un circolo vizioso di sofferenza relazionale. Spesso le esplosioni di gelosia rappresentano non il problema vero, ma comunicano che qualcosa a livello profondo nella coppia non sta funzionando.


Incastri emotivi nella coppia: come si forma la danza relazionale

Il dipendente affettivo in coppia non “sceglie” a caso il partner. La coppia si forma spesso per un incastro psicologico, in cui un partner con bisogni di fusione incontra un partner più evitante o contro-dipendente. Questo tipo di incastro è stato ampiamente studiato da Harville Hendrix, psicoterapeuta e autore della teoria Imago, secondo cui la scelta del partner non è mai casuale: scegliamo chi più facilmente riattiva i nostri vissuti infantili.

Esempio clinico: Durante una seduta di coppia, Luca dice a Chiara: “Io ho bisogno di spazio, tu mi soffochi.” Lei, con le lacrime agli occhi, ribatte: “E io come faccio a sentirmi amata se tu non mi cerchi mai?” Questo scambio racchiude la dinamica classica tra dipendente affettivo e contro-dipendente, dove ogni richiesta d’amore viene vissuta come invasione.

In questo senso, la coppia diventa il teatro in cui si rappresentano le ferite antiche. Il dipendente affettivo in coppia cerca sicurezza, mentre il contro-dipendente difende la propria autonomia con rigidità. Questo genera una danza: più uno si avvicina, più l’altro si allontana. Questo meccanismo è frequente nelle dinamiche dove emerge la figura del dipendente nella coppia, evidenziando come la relazione possa diventare luogo di scontro tra bisogni non riconosciuti.


Dalla dipendenza alla co-dipendenza: le dinamiche nascoste

1. Co-dipendenza: quando il bisogno è reciproco

La co-dipendenza è una condizione in cui entrambi i partner vivono un bisogno disfunzionale dell’altro. In apparenza il dipendente sembra solo uno, ma anche il partner spesso trae beneficio da quel legame squilibrato, sentendosi utile, necessario o superiore.

Esempio clinico: Marta racconta: “Senza Andrea non so chi sono. Mi sveglio pensando a cosa potrei fare per lui, come renderlo felice, anche se poi lui non fa lo stesso per me.” Andrea, invece, afferma: “Mi piace che lei abbia bisogno di me. Mi fa sentire importante, anche se a volte è troppo.” Questo scambio rivela una co-dipendenza dove entrambi mantengono inconsapevolmente lo squilibrio.

La co-dipendenza è stata concettualizzata a partire dagli studi sulle famiglie con alcolisti, in cui si è osservato che chi stava accanto all’individuo dipendente contribuiva (anche inconsapevolmente) al mantenimento della dipendenza.

2. Contro-dipendenza: l’altra faccia della stessa medaglia

Il contro-dipendente è colui che teme l’intimità e fugge dal coinvolgimento emotivo. Appare forte, indipendente e autosufficiente, ma in realtà vive un profondo timore della vulnerabilità.

Esempio clinico: Federico, durante una seduta individuale, dice: “Appena una donna diventa emotivamente vicina, mi sento in trappola. Allora trovo una scusa e chiudo tutto. Non riesco a gestire quella richiesta d’amore.” La sua storia mostra come la paura dell’intimità spinga il contro-dipendente a interrompere i legami prima di vivere la vulnerabilità.

La relazione con un dipendente affettivo può diventare insostenibile, ma anche seducente: più l’altro chiede, più lui si sente soffocato e fugge, confermando i timori dell’altro.

3. La danza delle parti: dipendente e contro-dipendente si cercano

Questa dinamica è ben descritta da Margaret Paul, psicoterapeuta statunitense, che ha parlato di “danza dell’abbandono e dell’invadenza”. Il dipendente teme l’abbandono, il contro-dipendente teme l’invadenza. La relazione può durare anni, con un andamento oscillante tra avvicinamenti e rotture, senza una reale evoluzione emotiva.

Comprendere il dipendente nella coppia per trasformare la relazione

Il percorso che abbiamo esplorato mostra come la figura del dipendente affettivo in coppia non sia un’anomalia o una debolezza da correggere, ma un’espressione di bisogni emotivi spesso antichi e profondi. Comprendere queste dinamiche permette di trasformare la sofferenza in consapevolezza e aprire la strada a relazioni più equilibrate, mature e reciprocamente nutrienti.

Riconoscere la dipendenza affettiva, comprenderne le origini e accettarne le fragilità è il primo passo per uscirne. In terapia, molte persone scoprono che la loro richiesta d’amore non è patologica in sé, ma che può essere trasformata in una richiesta di intimità sana e rispettosa. Altre, invece, iniziano a porre confini dove prima c’era solo bisogno.

L’invito, per chi si riconosce nel dipendente nella coppia, è quello di continuare a informarsi, leggere, riflettere e — se possibile — farsi accompagnare in un percorso psicologico che aiuti a comprendere se stessi. Altri articoli di questo blog offrono approfondimenti utili su queste tematiche: ti consigliamo di esplorarli per proseguire questo viaggio di consapevolezza.

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